Cultura

Zecchini sulla necropoli del Profico

L'archeologo Michelangelo Zecchini ha pubblicato e reso disponibile on line una ricerca su una necropoli etrusco-romana di Capoliveri

Vasi del Profico

Interrompendo momentaneamente gli appuntamenti con l’archeologia sottomarina dell’Elba (finora sono stati oggetto di riedizione digitale i relitti di Procchio, di Chiessi e di S. Andrea), oggi Michelangelo Zecchini presenta on line, su Academia.edu, la necropoli etrusco-romana del Profico presso Capoliveri, attualmente la più importante dell’isola. 

I più antichi fra i reperti etruschi trovati nelle campagne di scavo effettuate nel 1816 e nel 1817 dal colonnello Giacomo Mellini risalgono al 300 circa a.C., periodo in cui si manifestarono le prime avvisaglie dell’imminente conquista dell’Elba (e delle sue miniere di ferro) da parte di Roma. 

I reperti restituiti dall’area cimiteriale del Profico abbracciano circa duecento anni di storia (inizi del III-inizi del I secolo a. C.) di una comunità elbana legata senza dubbio all’attività mineraria del vicino complesso metallifero di Monte Calamita. Il momento di maggiore frequentazione sepolcrale – connesso probabilmente con l’acme di sviluppo e di crescita demografica dell’insediamento cui la necropoli si riferisce (Capoliveri?) – è apparentemente il cinquantennio compreso tra la fine del III e la metà del II secolo a. C.

È in questo arco di tempo che i corredi funebri, costituiti da pezzi di buona qualità provenienti da fabbriche etrusche, italiche e ‘mediterranee’ (Corsica, Spagna e zone di influenza punica, Cipro o comunque aree orientali), lasciano trasparire un buon tenore di vita e un rinnovato intreccio mercantile in linea con quanto i resti archeologici documentano per i centri costieri più attivi (soprattutto Populonia e Pisa).

È possibile leggere o scaricare lo studio di Zecchini cliccando qui.


Michelangelo Zecchini è nato a Marciana Marina, si è laureato in Lettere nell’Ateneo pisano nel 1966 discutendo una tesi di archeologia preistorica (relatore: prof. Antonio Radmilli). Risiede a Lucca, dove vive e lavora. E' stato direttore di cantiere di scavo archeologico in oltre 100 interventi nel sottosuolo per conto dell’Istituto di Antropologia e Paleontologia Umana dell’Università di Pisa e per conto della Soprintendenza archeologica della Toscana; è stato per cinque anni direttore del dipartimento di archeologia del Forum Unesco, con sede a Lucca, e in quel periodo ha diretto scavi internazionali ai quali hanno partecipato università straniere, dalla Giordania agli Stati Uniti; è stato direttore scientifico di scavo archeologico su concessione del Ministero per i Beni e le Attività culturali per vent’anni, dal 1987 al 2008; ha pubblicato 16 libri e circa 150 articoli di archeologia preistorica, etrusca, romana, medievale, sottomarina.