Cultura

"Diario dall'Inferno". A Portoferraio appuntamento con la storia

PORTOFERRAIO - Appuntamento con la storia raccontata da Romolo Fanetti nel Diario dall'Inferno che sarà presentato questa sera in Calata Mazzini presso la libreria Il Libraio a Portoferraio. Un appuntamento organizzato in collaborazione con il Circolo Sandro Pertini la famiglia Fanetti ed il poeta e regista teatrale Adriano Pierulivo. L'appuhtamento è per questa sera alle 21,30. Questo ciò che scrivono gli organizzatori: "Il titolo è molto esplicito: “Diario dall'inferno”. Un messaggio che Romolo Fanetti ha voluto inviare all'umanità lasciando questa testimonianza sugli orrori della seconda guerra mondiale, paragonati all'inferno. Non quello dantesco dove le sofferenze sono eterne e frutto di genio e fantasia letteraria, quello descritto dall'elbano di adozione, Romolo Fanetti, nato a Siena nel 1910, è stato purtroppo reale. La guerra costò al Regio Esercito italiano oltre 160 mila perdite e oltre 73 mila dal settembre all'ottobre 1943, circa 12.000 nella Resistenza e circa 60.000 perirono nei campi di concentramento. In possesso di una vena da scrittore non comune, con una matita, il Nostro “miracolato” decise di scrivere una cronaca di quelle tragiche vicende, deportazione in 5 campi di concentramento germanici compresa. Terribili avventure dopo l'8 settembre del 1943, cioè da quando l'Italia firmò l'armistizio, non essendo più in condizioni di proseguire le azioni belliche avviate dal fascismo. Da quell'istante i militari italiani si trovarono al si salvi chi può e la metà riuscirono a tornare a casa, altri, oltre 600 mila, caddero prigionieri dei tedeschi. Di questo dettaglio importante, che dà il via a questa storia narrata da Romolo, ci dice il generale di corpo d'armata Luciano Luciani, nella premessa al testo edito da Belforte. Ecco il messaggio, di una autorevole fonte militare, che si trova al terzo capoverso della introduzione, e dice: “Purtroppo, il re, il governo Badoglio, nell'ansia di mettersi in salvo non diedero né preavviso dell'armistizio, né direttive di come comportarsi con i tedeschi, lasciando i militari italiani inermi di fronte alla prevedibile reazione germanica”. Ebbene non ci sarebbe bisogno di commentare, ma come non sottolineare il dramma di una nazione abbandonata a se stessa, perché i suoi dirigenti, i suoi capi, non sono capaci e responsabili. Questo concetto è pesante. Purtroppo lo ritroviamo in tante storie di tante nazioni, in varie epoche. Chi dirige un paese, in momenti così cruciali, non sa che pensare a mettersi in salvo a livello personale, dimenticandosi di popolo e militari. Non ci sono parole per dire della gravità dell'atto, verrebbe voglia di dirle grosse. Quindi un atto di una disumanità quasi pari a quella che poi contraddistinse la Germania che si dilettò nello sterminio di ebrei e di tanti altri innocenti. Certo potere in questi 2013 anni di storia, ha dimostrato le proprie incapacità. E l'uomo non impara dalla storia, l'uomo è schiavo di se stesso e dei propri limiti e ripete ritualmente, nel corso dei secoli, errori assurdi narrati appunto dai libri di storia. Il diario di Romolo Fanetti dimostra tutto ciò con cruda realtà ed è quindi un documento importante di valore personale e ancora di più di valore storico".