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Il papà di Ilaria Salis in tribunale a Budapest: «Speriamo di ottenere i domiciliari»

Attualità martedì 09 aprile 2019 ore 12:14

​Strage Tribunale Milano, in cerca di giustizia

Lorenzo Claris Appiani

A quattro anni di distanza la famiglia Appiani combatte ancora affinché siano individuati i responsabili della falla nella sicurezza del Tribunale



RIO — Oggi, 9 Aprile 2019, ricorre il triste anniversario della strage del Tribunale di Milano, avvenuta il 9 Aprile 2015, in cui furono uccisi il giovane avvocato Lorenzo Claris Appiani, il coimputato dell'omicida, Giorgio Erba e il giudice Fernando Ciampi e dove rimasero ferite altre due persone.

Una notizia che ha colpito tutta l'Italia ma che ha colpito in particolare l'Elba e la Comunità di Rio, dove Lorenzo e la sua famiglia hanno da sempre forti legami.

L'omicida Claudio Giardiello, l'8 Giugno 2018 è stato condannato dalla Corte di Cassazione all'ergastolo ma, secondo la famiglia ci sono responsabilità determinanti in coloro che dovevano garantire la sicurezza in quella che è la sede per eccellenza della legalità, che è appunto il Tribunale.

Nel frattempo anche il vigilante, Roberto Piazza, che quel giorno era al varco di controllo del Tribunale, è stato condannato nel processo di appello a 3 anni carcere.

Una condanna che la famiglia Appiani ritiene ingiusta tanto che il padre di Lorenzo, Aldo Claris Appiani, nell'Ottobre scorso aveva definito il vigilante come, riportato in un articolo de Il Giorno, il capro espiatorio di responsabilità ad altri livelli che non sono state messe in evidenza".

Aldo Claris Appiani durante Elba Book Festival (foto di Marco Barretta)

Ieri Aldo Claris Appiani, alla vigilia dell'anniversario dei fatti tragici di Milano, ha affidato alcune sue riflessioni alla sua pagina Facebook.

“Il 9 aprile 2015 tre persone, un giudice, un testimone e un cittadino che partecipava a un processo, sono stati uccisi nel Tribunale di Milano. 

Il loro torto, grave, fu quello di fidarsi dello Stato perché mai più avrebbero pensato, e noi con loro, che un criminale, che li considerava nemici cui far pagare uno 'sgarro' che pensava di aver subito, li riunisse proprio in Tribunale per la mattanza, proprio come faceva la mafia, ma nei ristoranti. Evidentemente sapeva perfettamente che il sistema di sicurezza era solo un teatrino di cartapesta, costoso ma assolutamente inefficiente.

Dall’assassinio di Giulio Cesare niente di paragonabile si era verificato in Italia nel luogo dove si amministrava la giustizia, luogo simbolo del contratto sociale.
Sono passati 4 anni ma lo Stato non sembra essersi ancora reso conto del baratro che quel giorno si era aperto.

Dopo di allora altri avvenimenti luttuosi si sono verificati con il concorso del mal governo e dell’inefficienza dell’amministrazione. Ultimo, non meno devastante, l’uccisione di un ragazzo spensierato da parte di un criminale che avrebbe dovuto essere in galera perché già condannato, ma che non lo era per 'ritardi burocratici'.

Si sono succeduti i governi ma l’incapacità ad agire è sempre la stessa: indignazioni e vicinanza alle vittime di rito, opposte tifoserie sul nulla, qualche leggina semi inutile buona per le favole della buona notte. E intanto il baratro morale ci sta inghiottendo e lo Stato, persa ogni parvenza di autorevolezza, non desiste dal suicidio”

La famiglia Appiani prosegue con determinazione la sua battaglia e infatti, come riportato dal quotidiano Il Giorno lo scorso Ottobre, ha intrapreso unacausa civile contro il ministero della Giustizia, il Comune di Milano e la società di vigilanza privata All System responsabili della sicurezza all'interno del Tribunale di Milano.

Parallelamente però a questo numerose sono le iniziative in tutta Italia ma anche all'Elba nate per ricordare Lorenzo, alle quali i genitori e la famiglia sono sempre presenti proprio per sottolineare l'importanza di essere comunità e di legare il ricordo del figlio ad eventi positivi che siano sportivi, culturali, di solidarietà o legati alla professione di Lorenzo (si vedano gli articoli qua sotto).


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