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Politica venerdì 07 agosto 2020 ore 17:35

"Il vicesindaco tramava per far cadere il sindaco"

giunta di Rio durante l'insediamento nel 2018
Da sinistra: Mirko Mancusi, Marco Corsini, Cinzia Battaglia (ex assessora), Simonetta Simoni, Fortunato Fortunati (ex vicesindaco)

Il sindaco di Rio Marco Corsini non usa mezze misure e svela in modo diretto i motivi che lo hanno portato a togliere le deleghe a Fortunati



RIO — Sulle vere ragioni del rimpasto nella giunta comunale di Rio che ha portato il sindaco Marco Corsini a togliere le deleghe a Fortunato Fortunati, ex vicesindaco, è lo stesso Corsini a fare chiarezza dopo le dichiarazioni di Fortunati. Su quanto accaduto si erano espressi anche i consiglieri di maggioranza in una nota, ad esclusione del presidente del Consiglio comunale Mattia Gemelli.

Ricordiamo che nei giorni scorsi Corsini ha redistribuito le deleghe di Fortunati e ha nominato come nuovo vicesindaco Valeria Barbagli recentemente passata in maggioranza dopo che era stata eletta consigliera comunale nel gruppo "Terra Nostra" (vedi gli articoli correlati).

"Può un sindaco tenere al suo posto un vicesindaco che trama per far cadere il sindaco? - afferma il sindaco di Rio Marco Corsini - Quello che sembra uno scioglilingua è ciò che è accaduto a Rio nei giorni scorsi. Passi per l’astensione al voto di bilancio (grave), passi per le subdole indagini volte a mettere in difficoltà l’amministrazione (grave), ma il complotto proprio no".

"L’ex vicesindaco ha decisamente questo vizietto, - prosegue Corsini - è recidivo: non è la prima volta, si candida e quando vince fa cadere il suo sindaco. Non si capisce, ma si può intuire, a che gioco si presti. Le deleghe non gli sono state tolte perché è 'scomodo e consapevole' (gli piacerebbe...) ma perché non si poteva più avere fiducia in lui. E un sindaco non può governare ostaggio del suo vice e di chi gli sta vicino. E come si è letto, non era solo un problema sindaco/vicesindaco, ma era praticamente tutta la maggioranza che non lo voleva più al suo posto".

"E se, come dice lui, in politica contano i numeri, avrebbe dovuto prenderne atto. Proprio questo è il punto.
Se le cose stavano così, e soprattutto se lui covava un dissenso così profondo come quello che scrive, per uno che si vanta di essere 'mister preferenze' molto più dignitoso sarebbe stato dare le dimissioni. - conclude Corsini - Non aspettare di essere messo miseramente alla porta come uno qualsiasi".


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