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Attualità venerdì 12 maggio 2017 ore 15:57

Va in prescrizione l'omicidio di Nunziatina

L'avvocato Carla Leonardi con Walter Signorini

La corte d'appello di Firenze prende atto dell'estinzione del reato di omicidio colposo per il quale era stato condannato in primo grado l'oculista



PORTOFERRAIO — Una verità arrivata oltre il termine di legge ma pur sempre una verità che dona una conclusione. E' questo il sentimento che anima Walter Signorini, figlio di Nunziatina Vettore, morta a 74 anni prima di sottoporsi ad un intervento alla cataratta nell'ospedale di Portoferraio.

Dopo oltre 10 anni giunge infatti alla fine della sua vita processuale la vicenda di Nunziatina e lo fa grazie alla sentenza della Corte d'Appello di Firenze che prende atto dello scorrere del tempo oltre il limite legale di 7 anni e 6 mesi, facendo così scattare la prescrizione che estingue il reato di omicidio colposo per il quale, in primo grado, era stato condannato ad un anno di reclusione (pena poi sospesa) l'oculista aretino Alessandro Burroni.

Il fatto. La morte di Nunziatina risale all’8 novembre 2006, giorno in cui la donna si recò, insieme al marito Giuseppe Signorini, all'ospedale elbano per sottoporsi all'operazione alla cataratta destra. Durante le procedure di preparazione dell'intervento, come ricostruito sia dalla sentenza di primo grado che da quella d'appello, le viene somministrata una pasticca di 500 g di Zoref, l'antibiotico previsto dal protocollo.

Procedura ordinaria ma che si è rivelata fatale per Nunziatina che, pochi minuti dopo l'assunzione, va in shock anafilattico e, nonostante la manovra di rianimazione, muore. Lo Zoref contiene infatti principi betalattamici alla quale la donna era allergica, circostanza evidenziata nella cartella clinica consegnata al momento del ricovero.

Il processo. Si apre così l'indagine a carico di Burroni che viene imputato, e poi riconosciuto colpevole in primo grado il 22 luglio 2013, con l'aggiunta di un risarcimento provvisionale di 160mila euro a favore della famiglia Signorini.

Durante il processo di primo grado davanti al giudice Marina Cirese si aprì tuttavia una controversia medica: se infatti il medico che effettuò l'autopsia, non ammessa in dibattimento per un vizio di comunicazione ma esposta al banco dei testimoni, il dottor Papi collegò subito la prescrizione del farmaco vietato con la morte della donna, in direzione opposta andò il collegio di periti nominato dal tribunale.

I dottori Pastorello, Pierucci e Spinelli infatti relazionarono alla corte indicando come causa della morte "fattori patologici preesistenti che in sinergia fra loro ne causarono il decesso improvviso". Una ricostruzione che tuttavia non convinse il giudice che dispose la condanna.

La diatriba medica pose tuttavia le basi per il processo d'appello che si è tenuto davanti alla 3° sezione penale il 12 gennaio 2017. I termini ormai prossimi alla prescrizione non hanno tuttavia influito sull'attività istruttoria, come commenta il legale della famiglia Signorini, l'avvocato Carla Leonardi: "I giudici erano consapevoli che il tempo era agli sgoccioli ma hanno deciso di appurare la verità in ogni caso, per rispetto alla memoria di Nunziatina".

Il collegio giudicante composto dal presidente Roberto Mazzi e dai consiglieri Giovanni Perini e Anna Favi, decide infatti di effettuare una nuova perizia medico legale sulle cause della morte e affidano l'incarico a tre esperti dell'Università di Padova: Silvia Tambuscio, Giampiero Giron e Fiorella Calabrese.

La nuova perizia e il rinnovato dibattimento trovano accoglimento nelle motivazioni, depositate il 24 aprile scorso: "Risulta oltre ogni ragionevole dubbio la fondatezza della tesi fatta propria dalla sentenza impugnata secondo cui la morte della Vettori era conseguente a shock anafilattico cagionatole dall'assunzione dell'antibiotico Zoref".

Nuovi processi. Se la responsabilità penale di Burroni è quindi estinta, "si apre ora la fase civile per il risarcimento danni - commenta Leonardi - e non escludiamo di farci parte civile nell'eventuale procedimento a carico dei periti di parte del primo grado". 

A pagare penalmente potrebbero essere infatti i periti Pastorello, Pierucci e Spinelli che esclusero lo Zoref come causa del decesso: "Il procuratore generale della corte d'appello - chiarisce Leonardi - ha infatti avanzato richiesta d'acquisizione di quegli atti per inviarli alla procura di Livorno che potrebbero essere accusati del reato di falsa perizia secondo il 373 cp".

"Sono soddisfatto di quello che ho visto nella giustizia - commenta a chiusura Walter Signorini - tutti i giudici hanno cercato di far emergere la verità e questo ha significato molto per me e la mia famiglia".

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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