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Attualità venerdì 03 febbraio 2017 ore 17:45

Porti turistici, aumentano i canoni demaniali

​Aumento retroattivo dei canoni demaniali per i porti turistici, Confindustria interviene sulla sentenza della Corte Costituzionale



PORTOFERRAIO — Il 27 gennaio scorso la Corte Costituzionale ha emesso la sentenza che dichiara non fondata la questione di legittimità costituzionale sollevata sulla norma che prevede l'aumento retroattivo dei canoni demaniali per i Porti turistici che dovranno adesso pagare gli arretrati. 

L’aumento retroattivo è stato introdotto con la Finanziaria per il 2007 e da allora è stato oggetto di un contenzioso decennale in diverse sedi civili e amministrative. Sia il Consiglio di Stato che il TAR Toscana, con tre separate ordinanze, avevano sospeso il giudizio e rimesso la questione alla Corte Costituzionale. 

Tuttavia nella sentenza di venerdì, dopo aver dichiarato inammissibile l'intervento dell'Unione Nazionale dei Cantieri e delle Industrie Nautiche - Confindustria Nautica, e delle associazioni Federturismo - Confindustria e Assomarinas - Associazione italiana porti turistici, nel dichiarare non fondata la questione, la Corte fornisce una chiarissima indicazione in merito all’applicazione dei nuovi parametri tabellari, che mostra di tenere conto delle difese delle parti private, stabilendo che i valori tabellari devono essere applicati alle consistenze, cioè all’area e allo specchio acqueo, oggetto dell’atto di concessione. 

Recita la sentenza della Corte: "Un’interpretazione costituzionalmente corretta della disposizione in esame impone, quindi, la necessità di considerare la natura e le caratteristiche dei beni oggetto di concessione, quali erano all’avvio del rapporto concessorio, nonché delle modifiche successivamente intervenute a cura e spese dell’amministrazione concedente. 

Deve quindi essere esclusa l’applicabilità dei nuovi criteri commisurati al valore di mercato, alle concessioni non ancora scadute che prevedano la realizzazione di impianti ed infrastrutture da parte del concessionario, ivi incluse quelle rilasciate prima del 2007".

Per quanto di competenza elbana quasi tutti i porti turistici sono gestiti da imprese che hanno in concessione il demanio marittimo che affittano ai diportisti. I canoni vengono quindi versati ai Comuni che fanno solo da intermediari e versano quanto riscosso alla Regione e allo Stato. 

L'ordine di grandezza dei canoni attuali si aggira intorno all'euro per metro quadro, una tariffa che tuttavia potrebbe aumentare a carico dei diportisti per la prossima stagione dato il pregresso che le imprese concessionarie dovranno sborsare. La ricaduta sul turismo velico all'Elba è quindi tutta da valutare.

Nel panorama elbano si distingue invece Portoferraio. La città capoluogo infatti non ha affidato la gestione del porto turistico a un soggetto terzo ma l'ha affidata alla Cosimo de'Medici, società partecipata interamente dal Comune. In questo caso quindi, così come gli introiti finiscono nelle casse comunali, stessa sorte potrebbe toccare all'esborso.

Gli uffici della Biscotteria sono infatti, in queste ore, al lavoro per analizzare la sentenza della Suprema Corte e analizzare le conseguenze gestionali e finanziarie della questione, maggiore chiarezza in merito è attesa nei prossimi giorni.

Una sentenza che, secondo il sindaco di Marciana Marina, Andrea Ciumei, lascia qualche perplessità: "La Corte si è espressa e noi faremo applicare quanto deciso anche se, nel nostro caso, facciamo solo da ente riscossore per conto di Stato e Regione".

Matteo Italo Ratti, Presidente della Sezione Cantieristica e Nautica di Confindustria Livorno Massa Carrara e a.d. del Porto Marina Cala de’ Medici, commenta la sentenza: "Dopo anni di ricorsi, questa sentenza dà una prima indicazione in merito a come calcolare il canone da pagare annualmente allo Stato, soprattutto in un momento dove la nautica ha estremamente bisogno di certezze. 

Questo provvedimento distenderà i rapporti con le amministrazioni locali - continua Ratti - che fungono solo da enti esattori, perché i proventi sono destinati allo Stato e non ai Comuni. 

L’auspicio - conclude Ratti - in attesa della conclusione dei ricorsi pendenti, è quello di avviare con le amministrazioni comunali un confronto costruttivo per la rideterminazione del canone in conformità del chiaro principio affermato dalla Corte Costituzionale". 


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