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Attualità venerdì 10 marzo 2017 ore 15:53

Ospedale, due ginecologi su tre sono obiettori

L'ospedale di Portoferraio è segnalato dall'associazione femminista Non una di meno, interruzioni di gravidanza possibili con un solo medico su tre



PORTOFERRAIO — L'ospedale di Portoferraio è stato bollato come rosso per quanto riguarda le procedure di interruzione volontarie di gravidanza. A farlo è stata l'associazione Non una di meno che si batte per contrastare il fenomeno della violenza contro le donne e della disparità di genere.

E' stata infatti creata una mappa, liberamente consultabile, chiamata Obiezione Repinta con l'obiettivo di dare più informazioni possibili sul numero e sulla diffusione degli obiettori di coscienza all’interno delle strutture sanitarie italiane e, secondo gli utenti l'ospedale elbano non è ritenuto adeguato nel fornire questo servizio.

Leggendo la descrizione allegata si scopre infatti come dei 3 medici ginecologi attualmente in servizio presso la struttura, 2 siano obiettori di coscienza e quindi contrari ad effettuare l'operazione di aborto volontario chiesto dalle pazienti elbane. Circostanza confermata e che apre un fronte di criticità per i periodi nei quali l'unico medico non obiettore si trova assente dalla struttura, vuoi per ferie o malattia, e che getta ombre sul futuro in caso di trasferimento in altra struttura.

L'interruzione volontaria di gravidanza venne infatti introdotta in Italia da una legge nel maggio del 1978 (la 194) e la possibilità per il personale medico e infermieristico di esercitare l'obiezione di coscienza è prevista dall'articolo 9: "Il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure di cui agli articoli 5 e 7 ed agli interventi per l’interruzione della gravidanza quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione".

La legge 194 prevede inoltre che l’obiezione di coscienza può essere revocata e che lo status di obiettore non esonera dall’assistenza antecedente e conseguente alla procedura vera e propria di interruzione e non può essere invocato quando il proprio intervento è indispensabile per salvare la vita della donna in imminente pericolo. 

Secondo i dati forniti dalla direzione ospedaliera la frequenza di questo tipo di intervento sull'isola si aggira intorno ad un caso ogni 15 giorni, non vengono tuttavia considerate le pazienti che scelgono una struttura esterna all'Elba. 

La percentuale di personale obiettore si abbassa per quanto riguarda infermieri e anestesisti, gli altri due soggetti coinvolti nell'intervento di interruzione di gravidanza: "Sui 6 infermieri abilitati - fanno sapere dall'ospedale - nessuno è obiettore di coscienza e fra gli anestesisti solo 1 su 7".

Percentuali molto più basse della media nazionale e regionale (48% fra gli anestesisti e 45% fra gli infermieri in Italia, 52% e 47% in Toscana secondi i dati della relazione parlamentare sull'applicazione della 194): "Negli ultimi tempi non c'è stato bisogno di ricorrere a medici esterni - continuano - questo perchè le donne elbane sono seguite molto da vicino e da molto presto per cui questo tipo di intervento viene programmato non appena la paziente ne fa richiesta.

E' un percorso al quale teniamo e nel quale assicuriamo alla donna un alto livello di privacy e di sostegno psicologico, sia prima che dopo l'operazione, rientra nelle categorie di fragilità sulle quali lavoriamo a tempo pieno".

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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