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Attualità mercoledì 17 gennaio 2018 ore 15:56

La storia della Croce di Portolongone

La croce abbattuta dal vento

Nel giorno in cui il simbolo del paese è stato abbattuto dal vento, il racconto del giovane scrittore Fabrizio Grazioso ne precisa le origini storiche



PORTO AZZURRO — Le immagini che vedete allegate a questo servizio, scattate proprio nella mattinata di mercoledì 17 gennaio 2018 dai ragazzi dello staff di PortoazzurroApp, mostrano le tristi condizioni della croce del Monte Mar di Capanne, abbattuta dal forte vento di libeccio durante la notte. L'aggettivo "tristi", oltretutto, rispecchia lo stato d'animo dei longonesi, che però si stanno già mobilitando per pensare a come rimettere la vecchia  croce di metallo al suo posto. La croce, appunto: un simbolo del paese, che dal dopoguerra chiama quell'altura Monte della Croce, e che spesso nelle cronache viene descritta come un ex voto legato al periodo bellico.

A ricordarci le vere origini della croce, ci ha pensato Fabrizio Grazioso, giovane scrittore e storico, che in uno dei suoi racconti ha raccolto la storia di questo simbolo sacro, aggiungendoci anche qualche simpatico aneddoto. Ecco quanto Fabrizio ha pubblicato oggi sul suo profilo Facebook.

Nel 1900 Portolongone era appena uscito dalla crisi; ci riuscì grazie all'impegno d'un sindaco, Domenico d'Apollo. C'erano pochi soldi, e anche la chiesa non navigava nell'oro. Il parroco, un giovane longonese di ricca famiglia, don Eugenio Perez, era di salute cagionevole; lo affiancava, però, un intraprendente Comitato. Quell'anno il papa, l'ultranovantenne Leone XIII, in occasione del Giubileo, suggerì d'innalzare monumenti sui monti d'Italia al fine di celebrare la Redenzione; il tutto a discrezione del parroco. Le finanze locali non lo permettevano: per prima cosa avrebbero dovuto aprire l'asilo. Passarono gli anni, cambiarono anche i preti; ma poi ci si mise la Guerra, la Grande Guerra. Don Carlo, parroco dal 1911, riprese in mano l'invito: pareva una bella idea, e poi quel monte alle spalle del paese sembrava proprio fatto apposta per una Croce. Così, a seguito dei lavori di restauro apportati alla chiesa del Carmine (1929), iniziò a studiare l'impresa: andar su, senza sentieri, mica era facile!

Nel 1936, come testimonia la corrispondenza, partì l'ordine per il ferro: la Croce l'avrebbero dovuta vedere da ogni punto; d'altronde sarebbe stata alta 12 metri.
Un anno dopo, nel '37, dopo giornate di mancata pesca, don Carlo pensò bene d'affidare l'incarico ai tanti pescatori della marina: la ricompensa avrebbe fatto comodo. Oltre venti uomini, con qualche asino, funi e carrucole riuscirono dunque a portar su, pezzo per pezzo, il futuro simbolo. Ci vollero quasi due giorni di lavoro, d'estenuante lavoro.
Ad opera compiuta, gli indefessi pescatori si presentarono felici da don Carlo; e che si era dimenticato della ricompensa?
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Al prete non mancavano certo le parole, è il suo "mestiere".
Tuttavia non aveva messo in conto che i longonesi mica le mandavano a dire. <>
Spiazzato, fu costretto a mantener fede alla promessa!
Loro, alla fin fine, non l'hanno buttata giù; ci avrebbe pensato, ottantun'anni dopo, il vento!


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