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Attualità giovedì 18 gennaio 2018 ore 00:15

​Perché il latino non deve essere snobbato

L'intervento di una docente per dare un contributo all'orientamento scolastico e ribadire l'importanza di una materia solo apparentemente marginale



PORTOFERRAIO — Siamo ormai alle porte con l’appuntamento annuale con la scelta della scuola superiore per i ragazzi che frequentano la Terza media e, come sempre, i genitori di turno si interrogano, cercando di aiutare i propri figli a scegliere quel che credono sia meglio per loro.

Scegliere è sempre difficile e lo è particolarmente in un’età in cui si fa spesso ancora fatica a capire quali sono le inclinazioni dei nostri ragazzi. A questo si aggiunge la consapevolezza che entrare nel mondo del lavoro sarà probabilmente difficile e quindi si cercano soluzioni che diano delle garanzie immediate e che non prevedano progetti a lungo termine, la cui riuscita potrebbe essere messa in discussione dalle circostanze.

In un’epoca difficile come quella attuale, in cui entrano in crisi molti dei valori fondanti della nostra società, molto probabilmente la soluzione più appropriata in tema di istruzione consiste nel non fornire ai nostri ragazzi necessariamente e soltanto informazioni, ma nel proporre loro una scuola in cui l’obbiettivo è formarsi a tutto tondo prima di tutto come persone.

La scelta dei licei in generale va incontro a questa convinzione; ma vorrei spendere qualche parola sul perché ritengo che lo studio del latino sia fondamentale in questa direzione.

Di solito, quando si parla dell’argomento, come prima obiezione ci si sente dire che il latino non serve. Verissimo: nel fare la spesa al supermercato o nel compiere mille altre azioni quotidiane, raramente declino rosa, rosae, ma, a dir la verità, non faccio granché mente locale neanche al teorema di Pitagora o al primo principio della termodinamica. Nessuno però obietta sull’utilità della conoscenza di discipline che non sono il latino, anche se neppure quelle “servono”. Perché?

Fondamentalmente non si capisce che il latino, che apparentemente non ha una ricaduta immediata ed è considerato una lingua morta, in realtà ci regala una vera capacità di discernimento e sviluppa in noi il senso critico e la logica, è una straordinaria palestra di risoluzione di problemi, potenzia la nostra conoscenza della lingua e ci permette di comunicare con maggiore consapevolezza. Non si dà importanza al fatto che la nostra lingua e la terminologia scientifica in particolare, quando non deriva dal greco (altra lingua geniale), deriva dal latino. E potrei continuare il mio elenco di ragioni di natura storica, artistica etc. per cui studiare il latino oggi ha ancora davvero molto senso.

Mi sono però resa conto che la questione che oggi rende il latino una disciplina “sgradita” ai genitori (più che ai ragazzi) non è tanto la tesi secondo la quale il latino non serve, quanto piuttosto quella che demonizza il latino perché è difficile.

Sicuramente il latino obbliga ad uno studio attento e puntuale, richiede una buona dose di memoria, talvolta mette in difficoltà anche gli studenti più bravi e motivati. Ma è così grave che ogni tanto i nostri ragazzi a scuola imparino a convivere anche con le difficoltà che nascono da un qualcosa che non necessariamente riesce al primo colpo?

Non voglio farla troppo lunga, ma è un dato di fatto: ci ostiniamo a proporci come “genitori spazzaneve”, ad allontanare ogni possibile ostacolo dai nostri figli, spianando loro la strada da ogni possibile frustrazione, da ogni possibile inciampo (il latino in questo senso è un perfetto capro espiatorio). E, nel far questo, non ci accorgiamo che li rendiamo più fragili, più impreparati nei confronti della vita.

Forse, se non coltivassimo in loro l’illusione tossica di dover evitare di fallire in un progetto, di dover evitare di prendere un brutto voto, di dover evitare a tutti i costi di non superare un esame, se li abituassimo a gestire gli eventuali insuccessi a partire dalla loro esperienza scolastica, non renderemmo loro un cattivo servizio.

Oggi va di moda parlare di resilienza, cioè della capacità di un individuo di affrontare e superare le difficoltà, ed anche a scuola si cerca di sviluppare nei ragazzi tale capacità, nella convinzione che essa sia un’arma potente per affrontare i momenti bui che la vita ci propone.

Se quindi il latino può essere anche una palestra in questo senso, perché snobbarlo?

Valentina Lupi (docente iSIS “Foresi” di Portoferraio)


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