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Attualità venerdì 28 agosto 2015 ore 16:28

Dune di Lacona, il racconto della volontaria

​L’esperienza di Rossana, 32 anni, che quest’estate ha deciso di partecipare a un campo di volontariato con Legambiente.



CAPOLIVERI — Partita con un’amica, ha scoperto un nuovo mondo in cui immergersi e dal quale uscire arricchita di conoscenze e spunti di riflessione. Un’esperienza unica che lascia il segno e un forte desiderio di rivivere, prima o poi, qualcosa di simile.

Zaini all’orizzonte, di quelli che capisci che non può che essere un campeggiatore, un viaggiatore, qualcuno che devia dal turismo tipico estivo. E infatti. Sguardi rapidi di intesa, sorrisi, e si inizia a conoscere i primi due compagni di viaggio: una ragazza dagli occhi scuri, stanchissima ma grintosa, e un ragazzo altissimo e biondo, che ha passato la notte in spiaggia per essere puntuale al primo appuntamento e per fedeltà alle stelle che ama. Si comincia da qui, dal porto di Portoferraio e dal chiacchierare sciolto della mia amica, che dà lenza alle parole altrui, che cominciano a snocciolarsi e ad emergere senza paura.

Federica ci passa a prendere, noi primi, per portarci al campeggio. Gli altri sono in viaggio, arriveranno più tardi, noi cominciamo ad ambientarci nel frattempo, ci dice la nostra responsabile di campo dai capelli scuri e dal viso dolce.
Orti di mare ci strappa al traffico e allo smog di Portoferraio, e ci scaraventa nella natura, in un tripudio di fichi d’india, vitigni, olivi, piante di fichi, conigli. 

Impariamo nuovi sapori fin dai primi istanti di campo, e che sapori!! Gelato al mirto e alla canapa, tanto per cominciare come si deve! Con le nostre papille gustative più rilassate anche il riso si affaccia all’angolo, e Daniele ci dice che in effetti quel gusto di canapa gli ricorda molto una maglietta! I nomi si sedimentano già nella memoria, e penso che Sveva coi suoi occhi e capelli corvini, e dalla saggezza dei suoi 21 anni, non poteva che avere un nome così iconico. Anche Giada brilla già della sua dote più caratteristica: far precipitare ogni imbarazzo e far sorridere e ridere tutti di gusto.

Siamo pronti a cominciare, ed ecco che tra le coltivazioni sbucano Marco e Lorenzo, altri due volontari, recuperati da Federico, il nostro secondo responsabile di campo. Il cuore si prepara a nuove conoscenze, e la cartina geografica interiore si appresta ad allargarsi e a spingersi più a sud per accogliere i primi figli della città della grande bellezza.

Dopo aver sistemato le nostre cose nelle tende ci avviamo alla spiaggia, dove incontreremo gli altri 4 volontari e dove passeremo la prima notte di campo. I nostri compagni mancanti non tardano, ed insieme ai loro volti sorridenti scopriamo anche i loro nomi: Gaia, Federica, Silvia e Chiara. Altre quattro donne tostissime! 

Durante la prima notte in spiaggia conosciamo anche Umberto Mazzantini, responsabile di Legambiente all’isola d’Elba e grande attivista nonché sincero amante e protettore della sua terra. Tra racconti di cinghiali e abusi edilizi assaggiamo i primi gustosissimi cibi del ristorante bio del campeggio, ridiamo, ci acclimatiamo gli uni agli altri e facciamo i primi passi dentro questa avventura ancora incognita.

I primi passi si rivelano già impegnativi: dobbiamo presidiare per fare in modo che, nell’ebbrezza della notte del 14 agosto, i festaioli della spiaggia di Lacona non diano fuoco ai meravigliosi gigli di mare per dare nutrimento al loro falò! I paladini dell’ambiente si attivano fin da subito, le stelle riempiono il cielo, la musica inonda l’aria e l’unico timido falò viene incoraggiato a desistere, nel rispetto generale. 

Di quella prima notte in spiaggia ricordo soprattutto le parole-fiume di Umberto, la risata cristallina di Chiara, la schiettezza e la simpatia di Silvia, la dolcezza di Gaia e la mitezza di Federica, lo sguardo sempre vigile di Sveva, quello docile di Lorenzo e quello un po’ spaesato di Marco, i tatuaggi di Tommaso, il nostro amico guardiano notturno e la sua maglietta, con un teschio simpatico su sfondo nero, perché l’autoironia è un dono. 

Ricordo la sabbia fresca sotto le mani, l’esitare qualche istante di troppo sui volti di tutti per cercare di orientarmi e di trovare una chiave d’accesso. Ricordo il sorriso di Giada, e il crollare improvviso di ogni esitazione o perplessità. Daniele a fianco a me gioca con la sabbia, e ascolta attento il racconto di Umberto sotto le stelle. Federica e Federico ci osservano, ci ascoltano, ci sorridono.

I giorni successivi del campo si snocciolano con una facilità domestica, di cose che hai fatto da sempre e che continueresti a fare per sempre. Impariamo a montare il gazebo di Legambiente, a disporre e conoscere il materiale; impariamo a parlare con la gente, a proporci, a proporre le molte attività e iniziative; impariamo a conoscere il territorio, a capire l’importanza delle dune e dei loro endemismi, impariamo a percepire il profumo intenso dei gigli, a contarli e classificarli, ad aiutare il penetrare del seme nella terra; ci relazioniamo tra di noi con spontaneità sempre maggiore, giochiamo, ridiamo, passiamo serate cullati dalle amache e allietati dalla musica dei nostri dirimpettai di tenda, musicisti di stirpe: Riccardo, Giulio e Paolo. Federico e Federica ci guidano in questo percorso, che per me, giorno dopo giorno, assume sempre di più la consistenza di un accogliere, di un abbracciarci per renderci parte di un mondo, il loro, che diventa anche il nostro, che resterà anche il nostro.

Il campo di volontariato di Lacona per me è stato prima di tutto, ed essenzialmente, incontro e scambio. Incontro con persone che portano avanti la difesa dell’ambiente in una piccola realtà locale, che si impegnano affinché questa realtà non scompaia e che hanno capito che la difesa del ‘locale’ è investimento sul ‘mondiale’, che il rispetto del nostro piccolo lembo di terra permette il rispetto di ogni lembo di terra che incontreremo, e di ogni persona che lo percorre oggi e di ogni figlio che lo percorrerà domani. 

Il campo è stato scambio di vedute e di emozioni con persone interessanti e ricche, vere e positive, ognuna con la propria personalità e carattere ma con l’ideale comune di rispetto e preservazione di qualcosa che abbiamo ereditato e che dobbiamo proteggere, fragile e profumato come un giglio.

Non dimenticherò nessun volto, nessuna voce, nessun nome. Sono ormai dentro di me, come i solchi profondi che permettono ai vitigni di crescere. Il ritorno alla realtà, allo stress e all’impazienza quotidiani, ai volti stanchi e arrabbiati di molti nostri simili, sono stati una brusca virata, uno strappo nel cuore difficile da mandare giù. Ma dentro di me qualcosa di nuovo è attecchito, il desiderio di una cittadinanza più attiva, la voglia di proseguire su questa strada meravigliosa di incontro e scambio, di esperienza e libertà.


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