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Attualità sabato 07 marzo 2015 ore 17:43

Caso Moby, Magagnini si dimette

Il presidente di Croce verde spiega le sue ragioni sul caso del malato lasciato a terra da Moby e annuncia le dimissioni dopo sedici anni di servizio



PORTOFERRAIO — Potenza della tecnologia e specchio dei tempi: uno sfogo su Facebook ha portato alle dimissioni di Paolo Magagnini dalla presidenza della Croce verde di Portoferraio. La storia, ormai arci nota, del paziente barellato lasciato a terra da Moby, lo sfogo di Alessio Bianchi (il dipendente dell'associazione di volontariato) su Facebook e la risposta a caldo dello stesso Maganini hanno fatto letteralmente il giro del web sollevando indignazione e protesta (più contro la compagnia che contro lo stesso Magagnini). Così il presidente ha deciso di mollare e, in concomitanza del rinnovo delle cariche sociali, di rimettere il mandato che lo ha visto alla guida della Croce verde da sedici anni a questa parte.

Non prima però di convocare la stampa per spiegare le sue motivazioni e rispondere alle accuse di chi ha visto quella prima risposta troppo aderente alle ragioni della compagnia di navigazione e troppo lontana dal proprio dipendente.

"Voglio fare chiarezza su quanto successo venerdì - attacca Magagnini - il paziente era in dismissione e, se pure barellato, non era in pericolo. Il comandante della nave ha deciso di non imbarcare l'ambulanza per motivi di sicurezza dovuti al mare grosso. Ha sbagliato il Bianchi a scrivere quelle cose mentre era in servizio, sarebbe dovuto venire da me e lamentarsi dell'accaduto, era mio compito, se in caso, di protestare".

Insomma uno sfogo fuori luogo quello del dipendente - il succo del Magagnini pensiero - e l'amarezza per le accuse ricevute tramite social nelle ore successive: "Non voglio dare ragione a Moby - spiega - ma c'è una convenzione da rispettare e fino a quando esiste non possiamo fare altrimenti. Io non sto dalla parte del potere come hanno detto alcuni, non ne ho bisogno e non lo sono mai stato".

E qui si torna al punto centrale della vicenda: il trasporto dei pazienti barellati, possibile con Toremar, negato da Moby. 

"I malati non possono viaggiare su Moby e stare all'interno del garage - lo sappiamo e lo sapeva anche il Bianchi - a meno che non ci sia un dottore o un infermiere che se ne assuma la responsabilità e in quel caso non c'era. Su Toremar questo viene concesso perchè l'ambulanza viene sistemata in fondo al garage e viene acceso l'aeratore. Capisco Bianchi per lo sfogo, mi sarei arrabbiato anche io ma non lo doveva fare mentre era in servizio".

La convenzione a cui fa riferimento Magagnini "è stata firmata a livello regionale da tutti i soggetti coinvolti, dalle compagnie all'autorità portuale all'amministrazione di Portoferraio".

Poi l'annuncio delle dimissioni: "Questa vicenda mi ha profondamente deluso, se un dipendente pensa che mi schieri con il potere invece che dalla sua parte, allora vuol dire che la fiducia è persa ed è il segnale che devo lasciare".

Magagnini poi si leva qualche sassolino dalla scarpa: "16 anni fa ho trovato un buco di circa 300 milioni di lire, è meglio non ricordare dove sono finiti quei soldi, abbiamo pagato quel debito con grandi sacrifici e ora la Croce verde ha in totale 16 mezzi ed è all'avanguardia nei suoi servizi. Ho 74 anni, ho avuto molte delusioni ma anche moltissime soddisfazioni". 

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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