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Cronaca martedì 07 febbraio 2017 ore 21:30

"Nessun regolamento di conti, io sono la vittima"

Proseguono le indagini sul violento agguato a La Foce e l'uomo aggredito precisa: "Non li conoscevo, non so perchè se la sono presa con me"



CAMPO NELL'ELBA — Ad una settimana dall'episodio che ha scosso una comunità, un violento pestaggio, attuato a colpi di manganello, costato 25 giorni di prognosi per l'uomo e 10 per la compagna incinta che ha assistito al fatto chiusa in macchina, Dimitri, il bulgaro aggredito da quattro persone, ha deciso di far sentire la sua voce per affermare la propria estraneità ai fatti e rendere pubblica la dichiarazione già rilasciata alle forze dell'ordine nei momenti successivi all'agguato.

"E' tutto un grande errore - racconta quando lo abbiamo incontrato - ci sono finito in mezzo senza sapere perchè. Non ne ho proprio idea del perchè sia capitato a me e per questo voglio dire che non è stato un regolamento di conti, io non ho storie con loro da prima, non c'entro proprio nulla. Lo so cosa pensa la gente, che ci sia la droga dietro ma non è così, io da quando sono arrivato all'Elba lavoro 13 ore il giorno, faccio il cameriere e l'inverno prendo la disoccupazione, uno che ha soldi dalla droga non vive così".

Mentre le quattro persone arrestate sono ancora dietro le sbarre in base alla decisione del giudice per le indagini preliminari Antonio Del Forno, assistito dal pubblico ministero, il sostituto procuratore Antonella Tenerani, che ha disposto la custodia in carcere fino al processo, proseguono le indagini dei Carabinieri elbani sulla vicenda.

Sono ancora molti infatti i punti da chiarire, a partire dai legami fra i componenti della banda e quale sia stato il ruolo che ognuno degli arrestati ha svolto la sera del 30 gennaio. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le attività pregresse, sono stati scandagliati i conti correnti e le attività telefoniche per fare luce sulla rete di contatti che, per la componente elbana, potrebbe non fermarsi agli arrestati.

Comincia invece a delinearsi con più precisione la dinamica dei fatti avvenuti a La Foce: dopo essere arrivato al parcheggio infatti, Dimitri sarebbe stato avvicinato da uno dei kosovari che lo avrebbe apostrofato mentre il secondo lo raggiungeva alle spalle per poi colpirlo alla testa.

"Tre volte mi sono alzato - racconta Dimitri - e questa cosa li faceva arrabbiare ma io pensavo alla mia compagna, pensavo a salvarmi per tornare da loro perchè sono la cosa più bella che mi è capitata nella vita e non potevo morire. Sono stati loro la mia forza".

Le indagini, coordinate dal Comandante della compagnia elbana Antimo Ventrone, proseguono seguendo un ventaglio ampio di ipotesi per risalire alle motivazioni che hanno spinto i quattro a tendere l'agguato per poi tentare la fuga interrotta dai militari alle biglietterie, in prossimità dell'imbarco sul traghetto a Portoferraio.

Su di loro pende adesso l'accusa di lesioni personali aggravate e rapina.

Luca Lunedì
© Riproduzione riservata


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Regolamento di conti finisce nel sangue - Comandante Antimo Ventrone
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