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martedì 19 marzo 2024

VEGAN È... — il Blog di Gente di Ippoasi

Gente di Ippoasi

La gente di Ippoasi non ha età, genere né specie, progetta e lotta per un mondo diverso e migliore, mettendosi costantemente in gioco con innata passione e avanzando instancabilmente in direzione ostinata e contraria. La gente di Ippoasi è attivista con Gioia. Il nostro motto è "Possiamo essere liberi/e solo se tutti e tutte lo sono".

Vite a lieto fine: la storia di Antonia

di Gente di Ippoasi - sabato 24 giugno 2017 ore 08:05

Ogni tanto, in mezzo alle immagini di crudeltà e terrore dalle quali siamo continuamente bombardati, è giusto riportare testimonianze di piccoli grandi miracoli che ci ricordino che tutte e tutti noi, in quanto esseri umani, siamo animali naturalmente empatici. Che poi la cultura e l'educazione alla quale siamo sottoposti distorcano questa fondamentale caratteristica è tutto un altro discorso.

Perché piccoli grandi miracoli? Piccoli perché molto spesso le storie di cui stiamo parlando rimangono soffocate nel limbo della quotidianità, nessuno si prende la briga di raccontarle con l'enfasi che meritano, ma soprattutto perché i protagonisti sono "corpi che non contano", persone al margine, magari di specie o classi diverse da quelle standard. E allora via, cominciamo ad uscire dagli schemi, a dare il giusto valore ad ogni esistenza, che è grande, poiché racchiude in sé il miracolo di un individuo capace di provare sentimenti, curiosità, emozioni.

Antonia è arrivata alla Fattoria della Pace in una scatola di cartone bucherellata qua e là per consentirle di respirare, accompagnata da due giovani ragazze che avrebbero fatto di tutto per condurla in salvo, in un luogo dove poter vivere in libertà e salute.

La piccola candida gallina è stata trovata vagare in autostrada nei pressi di un autogrill da queste fortissime ragazze, giocatrici di una squadra di rugby femminile di ritorno da una trasferta. Le giovani hanno deciso che per nulla al mondo l'avrebbero abbandonata al suo destino in un luogo così pericoloso, lei che molto probabilmente si è salvata la vita gettandosi da un camion di trasporto pollame, e hanno impiegato tutte le loro energie (e diverso tempo) per acchiapparla e portarla al sicuro. Antonia ha scritto così il suo destino: il becco tagliato ne dimostra la triste provenienza ma anche l'incredibile coraggio e la fortuna di aver incrociato lungo il suo cammino persone la cui empatia è stata più forte di tutto il resto.

Oggi Antonia manifesta tutta la sua gioia di vivere nel grande pollaio del Santuario, dove condivide cibo, spazio e tempo con molte altre compagne pennute, anche se adora all'inverosimile il contatto con gli umani, che pedina durante i lavori di gestione e pulizia quotidiani, silenziosa ma curiosa come una bambina!

Quando pensiamo alla sua storia a lieto fine di Antonia non può che venirci alla mente il destino assurdamente tragico e crudele di tutte le sue compagne, sacrificate all'industria delle uova. Ma di questo tratteremo più approfonditamente nel prossimo articolo.

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